Questi racconti furono, con una sola eccezione, scritti tra il 1928 e il 1935 in un momento in cui Benjamin si preoccupava della crisi della narrativa e metteva in discussione il suo ritiro dalla scrittura esplicativa e analitica, sia giornalistica che romanzesca. Il famoso saggio su "Il narratore", che sarà letto qui alla fine del volume, ne è una testimonianza.
Naturalmente, in queste storie troviamo la passione del pensatore tedesco per Ibiza, Marsiglia, la Toscana e l'Italia meridionale, e il suo gusto di entrare e uscire dal mondo mentre viaggia. Ma questi racconti sono soprattutto esplorazioni letterarie, tentativi di adattare la forma narrativa all'epoca della stampa e del cinema: la logica dell'azione cara al romanzo tradizionale viene rotta a favore dello shock e della discontinuità, la psicologia ordinaria viene espulsa senza pietà per cogliere le manifestazioni dell'inconscio. E in tutte queste pagine, la figura moderna del narratore - flâneur, viaggiatore - accompagna il lettore alla ricerca di senso in questo viaggio iniziatico dove tutto finisce nel risveglio a se stessi e al mondo, cioè dove tutto comincia quando la storia finisce.
Questi testi narrativi, inediti in francese, sono gli unici sopravvissuti di Benjamin.