Lo spettacolo
e l'universo artistico
Quella inscenata da Dante, è una commedia del camminare, dell’andare verso, della necessità di avviarsi verso una destinazione oscura e anche dell’accettazione del ritorno. Oggi nel mondo artistico stiamo vivendo un po’ quello che sperimenta Dante nel suo viaggio. Porterò sempre nel cuore l’immagine di Luca Ronconi che, alla mensa del Piccolo Teatro, durante le prove della Lehman Trilogy, ci dice, con quella sua sempre così affettuosa e beffarda ironia, che avremmo dovuto abituarci a fare un teatro francescano. Credo che, oltre all’evidente povertà di mezzi, si riferisse anche ad una certa necessaria essenzialità d’intenti. Mi sembrano parole molto lucide ed anche assai profetiche. Diciamo, parafrasando il Poeta, che in questa storica ripartenza 'si parrà la nostra nobilitate'.
La Divina Commedia è la storia dell’amicizia e della complicità fra due spiriti molto poetici, Dante e Virgilio, che mettono a confronto una visione cristiana ed una pagana del mondo, offrendo un affresco quantomai lucido e variegato dell’essere umano con le sue complessità. Il continuo scambio di argomenti tra i due, che sarà completato nel Paradiso dal punto di vista amorevole e illuminante di Beatrice, genera una successione iridescente di stati d’animo ai quali, con Raffaele Toninelli, abbiamo voluto dato una forma sonora. Come risultato, in questa scanzonata presentazione sensoriale del viaggio più famoso della storia, preambolo di un più ampio progetto di divulgazione dantesca, il sublime finisce spesso per toccarsi con il trash.
Roberto Zibetti